Intervista a LORY666, Presidente e Fondatore degli Hells Angels Motorcycle Club Milano
Lory666. Al secolo Lorenzo Gioacchini. Scrittore. Bikers. Presidente e fondatore degli Hells Angels Motocycle Club Milano (e Italia). Molti di noi conoscono la leggenda degli Hells Angels per averli visti a motoraduni o per la loro presenza in film, libri e altri media. Ma ci sono alcuni nostri lettori che non conoscono questo affascinante mondo, soprattutto tra i più giovani.
D: Lory, intanto grazie per avere accettato questa intervista: Potresti dare un’introduzione a ciò che rappresentano gli Hells Angels MC per mezzo delle tue parole?
L: Salve a tutti, cosa rappresentano Gli Hells Angels? Rappresentano il più famoso club MC del mondo, siamo quelli più ammirati ed odiati di tutto il pianeta e questo fa si che la nostra nomea non sia delle più impeccabili, ma noi siamo così, infatti il nostro motto è: “se facciamo qualcosa di buono nessuno se lo ricorda, se facciamo qualcosa di cattivo, nessuno se lo dimentica”.
D: Cosa c’era prima degli Hells Angels in Italia a livello di club MC (Motorcycle club)?
L: Prima degli Hells Angels in Italia c’erano diverse situazioni: club fmi, giacche blu, patch club e club MC. Noi facevamo parte di questi ultimi col nome di Redskins MC Italy, fino a quando non abbiamo cominciato la strada per diventare Hells Angels.
D: Che cosa significa REALMENTE essere un Hells Angels?
L: Ti posso dire cosa significa per me essere un Hells Angels: vuol dire esserlo 24 ore al giorno. In ogni momento siamo pronti a un viaggio, un raduno o una manifestazione e questo occupa davvero tanto del nostro tempo. Per me vuol dire usare la moto il più possibile, perchè appartengo a un motoclub. Vuol dire fare parte di un “sistema” che è una grande famiglia: siamo “fratelli” in tutto il mondo e ci spostiamo nelle nostre club house come si fa nelle proprie case.
D: Mi sono sempre chiesto (da persona curiosa) come funzioni questa enorme famiglia mondiale in termini di rapporti e connessioni quotidiane. E’ frequente sentirsi un pò con tutti oppure avete dei canali prestabiliti. Mi spiego: Avete modo di tenere i contatti partendo dagli USA, passando per l’Italia e poi in tutto il mondo?
L: Gli Hells Angels sono una unica famiglia, come ti ho detto. Ci sentiamo e ci vediamo durante i party nel corso dell’anno. Poi, una volta l’anno e ogni volta in una nazione diversa, c’è il nostro raduno mondiale, che è un’occasione per il charter del posto di ospitare i fratelli provenienti da tutto il mondo.
D: Il vostro gruppo, contrariamente a quanto si possa supporre di un gruppo bikers, si spende parecchio nella beneficenza. Parallelamente in più occasioni hai preso posizioni contro restrizioni a livello legislativo per i centauri. Vuoi parlarci di questi due aspetti del tuo impegno?
L: E’ vero, spesso abbiamo aiutato gente e paesi quando ci sono stati terremoti, alluvioni e altre calamità in cui la gente aveva perso casa o qualche parente, ma di questo i giornali non ne parlano mai. Sui nostri social, in diverse occasioni, abbiamo riportato i ringraziamenti da parte dei comuni o delle persone aiutate. In altri casi invece, ci siamo adoperati per raccogliere per esempio giochi e regali per istituzioni con ragazzi e bambini a loro affidati, ma la risposta è stata: “A noi servono soldi, non regali”. E queste frasi, quando ci metti il cuore, fanno male e ho capito, sentendolo sulla mia pelle, che a volte queste istituzioni, non pensano alla gioia negli occhi di un bambino che si vede un regalo fatto dal biker, dal “grande gigante buono”, ma mirano soltanto all’aiuto monetario, con il quale nessuno sa cosa se ne facciano realmente. Anche sentire i diversi amici che ho e che lavorano direttamente in queste istituzioni mi ha fatto un po’ passare la voglia di essere così generoso con esse. Più volte invece abbiamo consegnato assegni direttamente alle famiglie bisognose, tramite altri club. Questo penso che sia il miglior modo di aiutare la gente.
D: Prevalentemente i tuoi scritti sono autobiografici dicevi. Vedi lo scrivere come un diario. Hai mai pensato ad altre forme di medialità dopo tante pubblicazioni? Scrivere per la TV ad esempio.
L: No, mi piace pensare che quello che scrivo lo lascio sulla pagina biker italiana: un pò di storia, i ricordi di chi ha fatto le cose prima e come le ha fatte. Per fare qualcosa per la tv bisognerebbe esagerare, se no non verrebbero nemmeno considerate e non è certo questo il modo con cui voglio che la gente capisca com’è e cos’è il mondo biker italiano.
D: Io provengo dall’ambito musicale underground. Prevalentemente dal metal/hardcore. In questo movimento non ce stato molto ricambio generazionale. Ascoltano tutti Trap. Le nuove generazioni si avvicinano/interessano al movimento bikers?
L: Stiamo un pò perdendo i nostri valori, la nuova generazione è il risultato di una società che vuole tutto e e subito, ma questo non fa per noi. Poi, qualche ragazzo che capisce il nostro stile di vita c’è e a loro toccherà portare avanti la nostra filosofia, altrimenti non ne rimarrà più niente e quello che abbiamo fatto in tutti questi anni verrà messo nel dimenticatoio. Ma la moto è così: o la ami o la odi.